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La mia strada unica

“Vi è al mondo una strada, un’unica strada che nessun altro può percorrere salvo te: dove conduce? Non chiedertelo, cammina.” — Nietzsche

Non vi è mai successo di vivere momenti in cui ti rendi conto che continuare a seguire le aspettative degli altri non funziona più? Accade lentamente, quasi senza accorgertene: senti un senso di vuoto anche quando tutto “fuori” sembra a posto, noti che le scelte che fai non ti danno più energia e che le decisioni prese per compiacere qualcuno ti lasciano un peso dentro e un amaro in bocca.

È come sedersi alla scrivania ogni giorno e sentirsi fuori posto, anche quando tutto sembra “a posto” agli occhi degli altri. Tutto ciò che fai ti pesa, ogni piccola scelta ti sembra forzata. Finche un bel giorno, ti fermi, fai un respiro profondo e ti chiedi: questa vita è mia o sto solo seguendo le aspettative altrui?

A me è successo proprio così. Ciò che prima sembrava semplice e naturale ha cominciato a starmi stretto, non mi motivava più, e ho capito che era il momento di provare qualcosa di diverso, senza sapere ancora dove mi avrebbe portata.

All’inizio porta tanta confusione, quasi vertigini. Ovviamente da essere umano molto razionale e logico che ero, cercavo certezze, risposte, un piano chiaro, una strada tracciata e approvata. Poi ho capito che il cammino personale non funziona così. Non si tratta di arrivare da qualche parte, ma di imparare con pazienza a fidarsi dei propri passi, ascoltare quello che senti dentro e fare spazio a ciò che davvero conta, lasciando cadere il resto, tutto ciò che era solo un contorno senza importanza ma diventato un peso enorme negli anni.

Ho imparato che camminare significa porsi domande sincere e soprattutto scomode. Quanto delle scelte che facciamo sono davvero nostre? Quanto ci appassiona davvero tutto quello che facciamo? Quanto è dettato da ciò che gli altri si aspettano? Ogni passo, anche incerto, mi ha permesso di scoprire qualcosa di nuovo: le mie paure, i miei desideri, la mia autenticità. Me stessa.

In questo percorso lungo e tempestoso, ho incontrato strumenti e guide che hanno reso più chiaro il senso di certe esperienze. Uno di questi strumenti per me, è stata la Matrice del Destino di Svetlana. Attenzione: niente è facile, e neanche questo strumento è un oracolo che offre risposte rigide o predizioni. Mostra schemi e possibilità che prima mi erano sfuggiti, mettendo in luce aspetti di me che non avevo mai considerato. Guardando la vita da questa prospettiva, molte cose hanno cominciato a trovare senso, persino le difficoltà più grandi. Rimane però solo uno strumento: non sostituisce il nostro libero arbitrio né decide per noi. Ma ciò che conta davvero è che, sul mio cammino, resto io a decidere come muovermi e dove andare.

Oggi cammino sapendo che la mia strada è unica. Nessun altro può percorrerla al mio posto, né può dirmi come farlo. Onestamente, non conosco la meta e, a dire il vero, non credo che sia questo il punto. Conta il passo fedele a me stessa che faccio, la voce che ascolto dentro di me, la fiducia che metto in ogni decisione.

E spesso, nel mio camminare, mi faccio questa domanda provocatoria: quanto della mia strada sto vivendo davvero? Quante scelte sono mie e quante sono influenzate dagli altri?

Ho imparato a fidarmi del mio passo, ad ascoltare la voce della mia anima che, da sempre, mi sussurra: “Non chiederti dove conduce. Cammina.”

Caro lettore, ti sei mai fatto questa domanda? E se smettessi di seguire le regole degli altri, dove ti porterebbe la tua vita?

Presidente e Cofondatrice della Fondazione Resonance

Promuove la visione e lo sviluppo di programmi dedicati all’evoluzione consapevole e sostenibile dell’essere umano, della società e del pianeta.