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Mi Sono Risvegliata. E Adesso?
Tutti parlano del momento del risveglio come fosse l’apice di qualcosa: la grande rivelazione, l’espansione della coscienza, quel lampo di comprensione che ti fa dire “ecco, adesso ho capito tutto”.
CRESCITA SPIRITUALE
Cristina Sampieri Resonance Foundation
11/11/20253 min read


Mi Sono Risvegliata. E Adesso?
L’illusione del momento perfetto
Tutti parlano del momento del risveglio come fosse l’apice di qualcosa: la grande rivelazione, l’espansione della coscienza, quel lampo di comprensione che ti fa dire “ecco, adesso ho capito tutto”. E in un certo senso è vero: qualcosa si spezza, si apre, si allarga. È un passaggio interiore che non puoi ignorare, perché ti cambia le fondamenta. Ti mostra la vita senza il velo, senza i filtri, e per un attimo tutto ha senso.
Il giorno dopo
Ma quello che nessuno ti racconta è cosa succede dopo. Il giorno seguente. Quando ti svegli con il collo rigido, una fattura da pagare, due messaggi non risposti e quella solita voglia di caffè che ti riporta dritta nelle cose di sempre. Nessuno ti dice che il risveglio non ti esime dal sentirti fragile, o stanca, o scocciata, o umana, troppo umana. Perché sì, ti sei risvegliata… ma continui a vivere qui.
Il risveglio non è il punto d’arrivo
Ed è lì che capisci una verità che quasi nessuno ti aveva rivelato: il risveglio non è la meta, non è il lieto fine di un viaggio spirituale. È il punto di partenza. È come se, dopo aver percorso per anni una strada al buio, all’improvviso si accendessero tutte le luci. Vedi il cammino con chiarezza immensa, senti dentro una calma che non hai mai provato, e ti dici: “ce l’ho fatta”.
Ma poi la vita torna, con le sue richieste, le sue scosse, i suoi imprevisti, e tante volte ti ritrovi a reagire esattamente come prima. Ti chiedi: “Ma non ero illuminata? Perché mi arrabbio ancora? Perché mi sento ancora persa?”
Il muscolo del risveglio
Ed è allora che capisci: il risveglio non è un interruttore che resta acceso per sempre. È più simile a un muscolo che puoi allenare, rafforzare, contattare. Non ti esonera dal sentire emozioni scomode, ma ti offre la possibilità – se scegli di usarla – di non esserne più annientata. Ti mostra un luogo dentro di te che non cambia quando tutto cambia. Ma raggiungerlo, a volte, richiede fatica, fiducia, pazienza e onestà.
La magia nell’ordinario
La verità è che il risveglio spirituale è straordinariamente ordinario. Non è fatto di estasi continua o visioni mistiche. È fatto di momenti semplici, come quando ti prepari il caffè al mattino e senti il calore della tazza tra le mani, e ti accorgi che sei lì. Davvero lì. Senza fuggire nel passato o nel futuro. Solo tu, il respiro, la vita che pulsa nel presente. All’inizio può sembrarti quasi deludente. Dov’è la magia? E allora lo capisci davvero: la magia è proprio quella presenza piena nell’ordinario. Lì dove la vita smette di essere una corsa e diventa un’esperienza, momento per momento.
Giorni perfetti e giorni imperfetti
Certo, ci sono giornate in cui tutto scorre senza sforzo: sei connessa, aperta, attraversata da una quiete che non devi nemmeno cercare. E altre giornate in cui ti svegli già tesa, già piena di pensieri, già fuori centro. È normale. Non significa che il risveglio se n’è andato. Significa che sei ancora umana e che ogni giorno è un’occasione per tornare, per ricordare, per allenare quella parte viva in te che non è mai davvero cambiata.
Il vero test del risveglio
Il vero risveglio non si vede nei giorni perfetti, ma in quelli imperfetti. Quando si è stanchi, dopo una o varie giornate frustranti, quando ti feriscono o ci provano. Quando qualcosa ti tocca un nervo scoperto e senti tutto il sistema contrarsi. È lì che puoi davvero vedere se stai coltivando una consapevolezza viva, incarnata. Non si tratta di non provare rabbia o dolore, ma si tratta di imparare a sentirli e a viverli, senza perderti.
Il paradosso quotidiano
E così arrivi a riconoscere un paradosso che ti accompagna ogni giorno: mi sono risvegliata… e continuo a riaddormentarmi. Ho trovato un centro… e lo perdo continuamente. Ho visto chi sono davvero… e ogni giorno la vita mi invita a dimenticarlo per potermelo ricordare di nuovo.
E sai una cosa? Va bene così. Perché il risveglio non è un trofeo da esibire o un traguardo immobile. È un ritorno. È movimento, ed è la consapevolezza che non importa quante volte cadi, hai un posto dentro di te a cui puoi tornare. Sempre.
La verità del risveglio
Questo, per me, è il risveglio. Un richiamo che continua, anche quando scegli di non ascoltarlo.
E tu? Hai mai sentito quel richiamo? Ti sei mai chiesto se la vita che stai vivendo è quella che hai scelto… o solo quella che hai imparato a sostenere?
Presidente e Cofondatrice della Fondazione Resonance
Promuove la visione e lo sviluppo di programmi dedicati all’evoluzione consapevole e sostenibile dell’essere umano, della società e del pianeta.


